A Santa Palomba, alle porte di Roma, si trova una delle realtà vitivinicole più coerenti e genuine del Lazio: Casale Certosa. Una storia che inizia negli anni Sessanta come semplice azienda agricola e che, nel tempo, si è trasformata in una cantina indipendente guidata dai fratelli Antonio e Fausto Cosmi.
La loro filosofia non nasce da mode o tendenze, ma da un principio semplice: lavorare la terra con rispetto, lasciando che ogni vino sia il riflesso del suo territorio.
Le origini: da agricoltori a vignaioli indipendenti
La famiglia Cosmi avviò l’attività agricola nei primi anni ’60, coltivando vigneti nella zona dei Castelli Romani. Per decenni le uve venivano conferite alle cooperative locali, fino a quando, alla fine degli anni Novanta, la crisi delle cantine sociali spinse Antonio e Fausto a prendere una decisione radicale: iniziare a vinificare in proprio.
Nel 1999 nasce così una nuova fase di Casale Certosa. I due fratelli decidono di abbandonare la standardizzazione industriale e intraprendere un percorso personale, fondato su metodi tradizionali e interventi minimi. Non per ideologia, ma per convinzione: l’eccellenza non si ottiene forzando la natura, ma accompagnandola.
Un approccio concreto alla qualità
Dal 2004 l’azienda è certificata biologica, e dal 2011 sperimenta la biodinamica con un approccio pragmatico. Nessuna visione mistica, ma l’uso consapevole di pratiche che favoriscono la vitalità del suolo e l’equilibrio della vigna.
Il loro modo di lavorare è essenziale: niente diserbi chimici, fermentazioni spontanee con lieviti indigeni, solfiti ridotti e affinamenti in acciaio. “La tecnologia non deve sostituire la sensibilità di chi lavora in vigna,” dice Antonio, “ma semmai renderla più precisa.”
Questa filosofia ha dato vita a vini puliti, diretti e riconoscibili, capaci di raccontare il carattere minerale dei suoli vulcanici dell’Agro Romano.
Un territorio che parla attraverso il vino
Casale Certosa si estende su 18 ettari, di cui 13 coltivati a vigneto. I terreni, di origine vulcanica e pozzolanica, offrono un drenaggio naturale e una ricchezza minerale che conferisce ai vini freschezza e profondità.
Tra i vitigni coltivati troviamo le varietà bianche più rappresentative del Lazio — Malvasia Puntinata, Grechetto e Trebbiano — e le rosse Montepulciano, Merlot, Syrah e Cabernet Sauvignon, con una piccola presenza di Sangiovese.
La gamma comprende due linee: “Convenio”, dedicata ai monovitigni, e una selezione “top” con blend come Alborea (Malvasia Puntinata e Grechetto) e Luperco (a base Montepulciano). Completa la produzione il Cosmico, un rifermentato in bottiglia ottenuto da uve Trebbiano, simbolo dell’approccio spontaneo e artigianale della cantina.
Un lavoro artigianale e familiare
Oggi Casale Certosa produce circa 30.000 bottiglie l’anno. Ogni passaggio, dalla potatura alla vendemmia, è seguito direttamente dai fratelli Cosmi, che abitano nel casale accanto ai vigneti. Non esistono turni o reparti separati: tutto passa dalle loro mani.
Questo coinvolgimento diretto si riflette nei vini, che non inseguono modelli ma cercano equilibrio e sincerità. Il bianco Alborea, ad esempio, è apprezzato per la sua immediatezza e la nota agrumata tipica dei suoli vulcanici, mentre il rosso Luperco colpisce per la struttura armoniosa e il frutto nitido.
Esperienze in cantina: tra filari e acciaio
Casale Certosa accoglie visitatori e appassionati su prenotazione, offrendo un’esperienza enoturistica semplice ma autentica. La visita inizia con una passeggiata tra le vigne di Santa Palomba, dove Antonio e Fausto raccontano i vitigni, i metodi di coltivazione e il loro approccio alla vigna.
Segue il tour della cantina, in cui si spiegano i processi di fermentazione e affinamento. La degustazione finale include una selezione di etichette, accompagnate da piccoli assaggi locali. Ogni visita è personalizzata in base al tempo e agli interessi di chi arriva: non esistono pacchetti standard, ma esperienze su misura, sempre guidate dai titolari.
In estate, tra i filari, vengono talvolta organizzate proiezioni di cinema all’aperto, serate che uniscono vino e cultura in un’atmosfera intima e conviviale.
Una rete che valorizza il territorio
Casale Certosa è parte attiva della FIVI – Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, che riunisce le cantine che curano direttamente tutto il ciclo produttivo, dalla vigna alla bottiglia.
Nel tempo, l’azienda ha costruito legami solidi con ristoratori, enoteche e botteghe del gusto di Roma. Tavernaccia e Taverna Romana propongono i loro vini sfusi come parte integrante della carta, mentre realtà come DOL – Prodotti di Origine Laziale, Enoteca Trimani e Osteria Fratelli Mori ne apprezzano la coerenza e l’identità.
Casale Certosa partecipa inoltre a eventi e fiere dedicate al vino artigianale, come Il Sabato del Vignaiolo e il Mercato dei Vini FIVI, occasioni per far conoscere i propri vini e confrontarsi con altri produttori che condividono lo stesso spirito indipendente.
Una filosofia senza compromessi
Il valore di Casale Certosa sta nella sua coerenza. Antonio e Fausto non inseguono etichette o certificazioni “di tendenza”, ma portano avanti una viticoltura sobria e rispettosa, dove l’intervento umano serve a custodire, non a correggere.
Ogni bottiglia è il risultato di scelte consapevoli: tempi lunghi, fermentazioni spontanee, nessuna scorciatoia. È un modo di lavorare che richiede costanza, ma che negli anni ha costruito una solida reputazione tra chi cerca vini autentici e territoriali.
Una cantina romana con l’anima contadina
Casale Certosa rappresenta un modello raro alle porte di Roma: un’azienda agricola che ha scelto di restare piccola per restare vera. I fratelli Cosmi hanno dimostrato che la qualità nasce dal lavoro quotidiano e dalla conoscenza della propria terra.
Tra Santa Palomba e i Castelli Romani, le loro vigne continuano a raccontare una storia di famiglia, di territorio e di libertà produttiva.
Un racconto che non ha bisogno di slogan, ma solo di essere versato nel bicchiere.



